Il blog di Chiara Cecutti

Il potere della nostra voce: “a chi non sa parlare… tutto si può imparare”

Avete mai sentito parlare di qualcuno che “riuscirebbe a vendere ghiaccio agli eschimesi”? Si tratta di un modo di dire molto popolare ed efficace per definire scherzosamente una persona particolarmente brava a convincere e persuadere e che, grazie alle sue grandi doti di imbonitore, sarebbe in grado di vendere qualunque cosa a chiunque, persino, appunto, qualcosa di assolutamente inutile come il ghiaccio per gli esquimesi, maestro com’è nell’indurre gli altri a fare qualcosa anche se non necessaria. E tutto ciò grazie al suo saper parlare, che poi vuol dire essere capaci di utilizzare al meglio la propria voce consapevoli del suo potere.

Un esempio eclatante e più che attuale che giorni fa ho voluto anche mettere in evidenza nelle mie pagine social è quello di Greta Thunberg, la sedicenne svedese, peraltro affetta dalla sindrome di Asperger, che con il suo modo di parlare e comunicare riesce a farsi ascoltare persino dai grandi della terra cui continua a chiedere azioni concrete per salvare il nostro pianeta. Ecco, questo è il punto chiave: saper parlare per far accadere cose, positive si intende, per noi stessi o, sul fronte professionale, per la nostra azienda o per la struttura per la quale lavoriamo. Del resto “chi è saggio non parla mai di ciò che non può tramutare in azione” scriveva Confucio…

Peraltro oggi la voce è uno dei mezzi di comunicazione più diffusi anche sul web  – pensiamo ad esempio agli assistenti vocali – e anche offline la nostra voce è importante per le nostre relazioni: saperla usare nel modo corretto ci aiuta non solo a far comprendere ai nostri interlocutori il nostro pensiero, la nostra opinione, il concetto che vogliamo esprimere e il messaggio che desideriamo arrivi, ma anche a ispirare e motivare portando gli altri verso di noi, persuadendoli della “giustezza” di quanto stiamo comunicando loro. Che tradotto sul fronte pratico vuol dire avere successo come oratori davanti a un pubblico riuscendo a coinvolgere la platea, come venditori di un prodotto della ditta in cui lavoriamo, come maestri del “problem solving” proponendo soluzioni che al primo ascolto appaiono già quelle più giuste ed efficaci.

Vogliamo fare un altro passo sul fronte pratico e arrivare a dire che tutto questo contribuirà al “nostro” successo, personale e professionale, ci renderà più facile avanzare nella nostra carriera e farà di noi dei professionisti apprezzati e ambiti permettendoci di scegliere a chi offrire le nostre competenze comunicative e vocali? Ecco, lo abbiamo fatto. Naturalmente non sto tessendo le lodi di chi davvero venderebbe il ghiaccio agli eschimesi, non confondiamo la buona comunicazione con la manipolazione: in primo piano resta sempre l’onestà e la coerenza di ognuno di noi come persona, qualità che auspico siano applicate anche in questo ambito, senza quindi promettere, ad esempio, ciò che non si potrà mai dare.

Ma ciò su cui voglio puntare in questo contesto è soprattutto questo: che siate dei leader, dei comunicatori o dei venditori, per essere ascoltati bisogna incutere fiducia, catalizzare l’attenzione, per cui siate consapevoli del potere della vostra voce e imparate ad usarla al meglio in quanto a timbro, ritmo, coerenza tra tono e volume e significato della parola, pause, cadenza linguistica, trasmissione di emozioni, pensando sempre al significato di ciò che dite e dicendolo in modo ragionato e studiato. E fatelo anche nel quotidiano, con i familiari e i colleghi di lavoro, con i collaboratori e con i capi. A volte i detti vanno sfatati e a proposito di “a chi non sa parlare ben si addice il silenzio” dico invece che “tutto si può imparare”.

 

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