Il blog di Chiara Cecutti

Una carriera stellare e cinque figli: “si può fare” dice Amalia Ercoli Finzi

Oggi voglio tornare su un argomento che mi sta molto a cuore, non per nulla ci ho scritto un libro intero ovvero Quando il manager è donna. Se lo avete letto avrete già capito che il tema in questione è l’idea che per le donne sia difficile costruirsi una carriera e allo stesso tempo avere una famiglia. Se è pur vero che il tempo non sempre sta dalla loro parte, nel senso che oggettivamente ce ne vorrebbe per loro il doppio rispetto alle donne che non lavorano o a quelle che lo fanno ma non hanno marito e figli, il vero problema sta tuttavia in quei pregiudizi e quelle resistenze che potremmo a grandi linee identificare nell’azienda che non promuove il work life balance, nel marito o compagno che non aiuta in casa o con i figli perché non è compito suo, nella famiglia d’origine che magari spinge sul fatto che la donna dovrebbe stare a casa o al massimo fare un lavoro poco impegnativo e magari part time, o anche semplicemente nell’occhio, e a volte non solo, critico di molte persone che storcono il naso davanti a una donna che tiene alla sua carriera quanto ai suoi cari. O quasi.

Eppure ce la possiamo fare benissimo. Soprattutto se ce l’ha fatta lei, Amalia Ercoli Finzi, una donna che non si può non ammirare e dalla quale è importante prendere esempio: a 81 anni è una personalità nel mondo dell’ ingegneria aerospaziale, tuttora consulente scientifico della NASA e impegnata nel progettare uno sbarco umano su Marte e un orto botanico sulla luna, con una carriera alle spalle eccezionale tanto che fu la principale responsabile della missione spaziale Rosetta e, per non farsi mancare nulla, è anche l’ispiratrice di un romanzo giallo intitolato La signora delle comete di Tommaso Tirelli. Perché parlo di lei? Intanto perché tra le sue ultime apparizioni televisive c’è stata quella alla TV delle Ragazze su Rai Tre che mi ha sorpreso ed entusiasmato non poco. Ma soprattutto perché non solo ha dedicato la sua vita ad una carriera brillante come le stelle, ma anche a una famiglia meravigliosa con ben 5 figli, quattro maschi e una femmina, che lei scherzosamente, guardandosi indietro, definisce come “49 paia di mutande alla settimana e 40 chili di pasta al mese” ma poi conclude: “si può fare”.

L’esempio è ancora più eclatante se riflettiamo sul fatto che Amalia Ercoli Finzi si iscrisse con coraggio, e contro il parere della sua famiglia che la voleva al massimo insegnante di matematica, al Politecnico di Milano nella facoltà di ingegneria aerospaziale laureandosi nel 1962, prima donna a farlo in Italia. Con infinita saggezza e coerenza oggi invita a regalare alle bambine bambole e meccano perché “non tutte devono fare l’ingegnere ma se vogliono farlo devono sapere che ce la possono fare” dice. E poi consiglia alle ragazze tre metalli per avere successo ed essere felici nella vita: salute di ferro, nervi d’acciaio e un marito d’oro, che non è quello che lava i piatti al posto della moglie – che comunque ben venga – ma quello che la sprona e la incita ad andare avanti nella sua carriera e verso la sua piena realizzazione.  E se le chiedi perché mai nel mondo scientifico gli uomini pensano che le donne non abbiano il temperamento né il talento giusto per emergere, lei risponde semplicemente “balle! Le mie allieve lavorano sui lanciatori e nelle missioni spaziali e fanno molto bene, non siamo affatto da meno degli uomini”. Viva Amalia.

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