Il blog di Chiara Cecutti

Executive coaching come strumento di una managerialità responsabile

Come diceva il grande Eduardo De Filippo “gli esami non finiscono mai”. E come dicevano le nonne e i maestri di una volta “non si finisce mai di imparare”. Vero. Come è vero che la vita ci pone continuamente nuove sfide da intraprendere e nuovi obiettivi da raggiungere se vogliamo stare al passo con i tempi, muoverci, agire e crescere. In una sola parola: vivere. E siccome la nostra vita è fatta di privato e pubblico ed è composta di una sfera personale e di una professionale, se una parte si ferma, anche l’altra ne soffre, e dunque se nel lavoro non siamo soddisfatti e realizzati, non saremo mai felici.

Le sfide professionali, proprio come gli esami di cui sopra, aumentano e si moltiplicano con il tempo che passa, con la tecnologia che avanza, con la strategia aziendale che si fa sempre più complessa e articolata, con la competitività tipica del nostro tempo. Nessuna impresa può dirsi al passo con i tempi, moderna, funzionale e competitiva se non è guidata da una managerialità pronta a rispondere ai cambiamenti, a stare al passo con l’evolversi della realtà aziendale, a sviluppare competenze e capacità che siano efficaci e si rivelino vincenti nel tempo.

Un manager cosciente, obiettivo, intelligente e lungimirante percepisce da sé quando la sua professionalità ha bisogno di un aggiornamento e soprattutto quando egli stesso necessita di un sostegno nel riallineare le proprie performance a un eventuale cambiamento di ruolo e quindi organizzativo. Rivolgersi a un Coach professionalmente all’altezza e specializzato nell’Executive Coaching denota una grande e ammirevole spinta motivazionale da parte del manager. Inoltre il prendere coscienza della necessità di sviluppare alcune competenze già acquisite o di correggere certi modi di agire obsoleti o sbagliati nei confronti di una nuova situazione, divenuti negli anni un’abitudine difficile da cambiare, riflette un grande senso di responsabilità sia nei confronti dell’azienda che dirige che dei suoi stessi collaboratori il cui futuro è in qualche modo nelle sue mani.

Non è inoltre assolutamente da sottovalutare l’ambizione professionale intesa nell’accezione più positiva del termine: nel caso in cui il manager in questione sia stato investito di nuove responsabilità e gli sia stato affidato un nuovo incarico, è normale che possa desiderare di munirsi di ogni mezzo necessario per ricoprirlo nel migliore dei modi, per acquisire o affinare le proprie abilità e competenze e per vincere la nuova sfida professionale con l’obiettivo di una realizzazione più completa e di un avanzamento di carriera. Chiedere quindi un sostegno adeguato e utile alla propria azienda, ai propri collaboratori e alla propria soddisfazione e realizzazione, non è che un sintomo di quella grande maturità professionale degna di un leader che lo renderà in grado, anche nel futuro, di essere sempre all’altezza della situazione.

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