Il blog di Chiara Cecutti

Un buon leader prima di guidare gli altri deve saper guidare se stesso

C’è una domanda che oggi ci si pone sempre più spesso: qual è il leader migliore? Il capo vecchio stampo che impartisce ordini e non sente ragioni dai propri collaboratori e tanto meno accetta richieste o rimostranze, o il dirigente amichevole che si informa sulle loro aspettative, i loro interessi, si pone al loro livello magari condividendo con loro spazi e occasioni che esulano dallo specifico contesto aziendale? Una via di mezzo, verrebbe da dire. Troppo semplice come risposta.

Il leader è colui o colei che ha il compito di portare se stesso e i suoi collaboratori alla meta, ovvero al raggiungimento dell’obiettivo prefissato e condiviso con l’azienda. Per portare intendiamo guidare e non spingere, che è molto diverso. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande cambiamento dei concetti di capo e di collaboratore, termine sempre più preferito a dipendente o subalterno, e così anche del relativo rapporto, non certo paritario, ma comunque di scambio reciproco e di considerazione delle caratteristiche altrui. Risulta infatti sempre più chiara l’importanza di un interesse reale del leader nei confronti del team che gestisce.

Un buon leader – quindi un leader aggiornato, moderno e lungimirante – sa bene che impartire semplicemente ordini ai singoli non dà tanti frutti. Meglio invece rendere l’obiettivo aziendale condiviso, facendo quindi in modo che ogni collaboratore, membro del team, si impegni per raggiungerlo collaborando con gli altri, e non per timore di essere licenziato, ma perché ne ha compreso l’importanza per l’azienda stessa, sia dal punto di vista produttivo che competitivo, e avendo capito alla perfezione che a missione compiuta sarà anche lui, e quindi la squadra tutta, a goderne i vantaggi: del resto non si lavora meglio e in modo più redditizio in un’azienda florida e competitiva piuttosto che in un’impresa di scarso valore concorrenziale?

Ecco perché è importante ciò che definiamo spirito di squadra, quello che le aziende puntano sempre più a rafforzare e consolidare avvalendosi delle tecniche e attività mirate del Team Building ed ecco perché è altrettanto importante che il leader sappia guidare i suoi collaboratori. Ma può farlo solo se allo stesso tempo è in grado di guidare se stesso. Cosa significa? Che un buon leader deve essere in grado di prendere decisioni e di sentirsi responsabile della propria vita, di individuare con chiarezza e lungimiranza non solo l’obiettivo condiviso ma anche il proprio, sapere dunque cosa desidera e tradurre tutto ciò in azione gestendo al meglio le proprie motivazioni ed emozioni. Soltanto così sarà in grado di studiare e mettere in atto la giusta strategia in funzione del bene aziendale sapendo affrontare eventuali errori e fallimenti che trasformerà in esperienze preziose da usare per ripartire con nuova energia. Relazionandosi in modo consapevole ed equilibrato con se stesso lo renderà capace di farlo con gli altri, soprattutto con coloro che è chiamato a guidare come leader.

 

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