Il blog di Chiara Cecutti

La felicità è un attimo o possiamo essere felici per sempre?

La felicità è davvero un attimo o può durare tutta la vita? E soprattutto: possiamo fare qualcosa per ottenerla? Siamo in grado di agire come persone per conquistarla o è piuttosto da considerarsi un dono elargito da chissà chi – Dio, il Destino, il Fato, la Sorte – a pochi fortunati senza che abbiamo fatto nulla per averla? Dipende da cosa si intende per felicità sulla quale esistono infinite teorie e altrettante differenti visioni, filosofiche, psicologiche, scientifiche e religiose. “Tutti gli esseri umani vogliono essere felici, peraltro, per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire che cosa si intende per felicità” scriveva Jean-Jacques Rousseau. Anche se “sulla natura stessa della felicità non si riesce a trovare un accordo e le spiegazioni dei saggi e del popolo sono inconciliabili” avvisava secoli e secoli prima Aristotele.

Ed eccoci alla durata della felicità: se la intendiamo come un’esplosione di gioia o un improvviso picco verso l’alto del nostro umore che potremmo immaginare, ad esempio, come la rumorosa apertura di una bottiglia di champagne, allora sì, quella felicità è certo momentanea. Ed è quella felicità che, come un forte profumo inebriante, ci sconvolge e ci spinge ad azioni che non compiremmo mai in un momento più di routine tranquillo e meno felice della nostra vita, perdendo in parte il controllo del nostro fare. Ma anche quella felicità intesa come sollievo, soluzione di un problema, guarigione da un malessere, insomma un po’ come “il singhiozzo dopo che è passato” secondo Charlie Brown, che sul momento ci rilassa ma poi sfuma in un sospiro. Quella felicità è davvero indimenticabile, eppure ha spesso un difetto: dura poco e a volte non riusciamo neanche a godercela fino in fondo perché non abbiamo il tempo di rendercene conto: “ho riconosciuto la felicità dal rumore che ha fatto andandosene” lamentava Jacques Prévert.

Poi c’è la felicità intesa come serenità stabile, status positivo del nostro essere che si protrae nel tempo, senso di appagamento che ci accompagna per giorni, mesi, anni, nei casi più fortunati per sempre, quel sentimento, quella sensazione che ci fa star bene, che ci fa sentire in pace con noi stessi e con il mondo, che ci fa vedere tutto più bello, anche la nostra vita, che ci rende soddisfatti di ciò che siamo e di ciò che abbiamo, che ci fa amare di più gli altri ricercandone maggiormente la presenza e la compagnia. Ma non abbiamo forse elencato così i modi per ottenerla? Questa è infatti la felicità che abbiamo sicuramente molte più chance di conquistare e sulla quale dobbiamo lavorare per costruirla. Anche qui molti grandi che ci hanno riflettuto prima e certo più di noi possono fornirci un aiuto o quanto meno un piccolo memorandum.“Gli esseri felici sono pacati e tranquilli” diceva Jules Barbey d’Aurevilly, perché quella felicità, quella che dura, aiuta davvero a vivere una vita più ricca, piena, migliore, e non smettiamo mai di ricercarla perché “quello che davvero muove la nostra vita è la felicità”, parola di Dalai Lama.

Da dove iniziare quindi per essere felici “per sempre”? Potremmo cominciare ad avere una generale visione positiva, partendo dal presupposto che in tutte le cose ci sia qualcosa di buono che possa farci bene e offrirci un’opportunità; ad apprezzare ciò che abbiamo, soprattutto se ce lo siamo conquistato, senza desiderare sempre ciò che è in mano altrui; a mostrarci ben disposti verso gli altri, a sorridere e a fare in modo che anche loro prima o poi ricambino i nostri gesti e le nostre attenzioni, e frequentando soprattutto coloro che ci fanno star bene e con i quali ci sentiamo in sintonia. Allo stesso modo cercando il più possibile di fare ciò che ci fa star bene selezionando impegni lavorativi e attività del tempo libero, perché “il segreto della felicità non è di far sempre ciò che si vuole, ma di voler sempre ciò che si fa” diceva Lev Tolstoj. Viziamoci quindi un po’, coccoliamoci, siamo buoni con noi stessi, concediamoci qualche leggerezza, agendo sempre senza tradire i nostri valori, perché come scriveva Freya Stark, saggista ed esploratrice: “non ci può essere felicità se le cose in cui crediamo sono diverse dalle cose che facciamo”. Tutto ciò significa prendersi la responsabilità della propria vita, tirare noi stessi le redini della nostra corsa quotidiana e decidere di essere felici, o quanto meno di provarci con tutte le nostre forze.

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