Il blog di Chiara Cecutti

Riconoscere e riuscire ad esprimere le proprie emozioni migliora la vita personale e sociale

Tu chiamale se vuoi emozioni” cantava Lucio Battisti se “capire tu non puoi”. Perché non è facile comprendere cosa muove l’animo umano, cosa ci fa piangere o ridere, cosa ci fa star bene o soffrire, quali sensazioni scatenano l’amare e l’odiare, cosa ci fa sgorgare le lacrime dagli occhi e cosa ci fa deglutire in silenzio per cercare invece di ricacciarle indietro assieme al nodo che ci stringe la gola. Un grido a volte, un sospiro altre. Le emozioni hanno tanti modi per farsi sentire e per mostrarsi ed è un bene che lo facciano. Rendersi conto delle proprie emozioni e riuscire a comunicarle al di fuori di noi ci aiuta in quell’autoesplorazione volta alla miglior conoscenza di noi stessi e ad una vita sociale più felice e soddisfacente grazie a migliori relazioni interpersonali con gli altri, siano essi familiari, amici, colleghi.

Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate” scriveva Erich Fromm, e se consideriamo che per lo psicanalista tedesco una società malata può far ammalare anche i suoi membri, possiamo facilmente intuire l’importanza che dava alle emozioni e al loro ruolo nella realizzazione dell’individuo, da lui stesso inclusa tra i bisogni psicologici primari dell’uomo assieme alla relazione e all’identità, al fine di poter soddisfare entrambe le facce della stessa medaglia che è poi il processo formativo: quella individuale e quella sociale.

Il cinema insegna con le sue storie, i suoi personaggi e le sue metafore a raccontare la vita com’è e come sarebbe bello che fosse, emozione esso stesso per definizione. Prendiamo Jerico, ad esempio, personaggio fresco fresco interpretato da Kevin Costner in Criminal: ha fatto tante cose brutte e se si trova nel braccio della morte legato a catena come un animale deve averne fatte di brutte assai. Per una violenza subita da bambino che gli ha lesionato il cervello infatti lui non prova nulla: non solo non è in grado di prevedere le conseguenze delle sue azioni, ma per quanto drammatiche si rivelino, non sente assolutamente alcun rimorso. Ma quando per la prima volta riesce a provare emozioni, quelle senza le quali, gli rivela un medico, la vita non alcun significato, la sua relazione con il mondo e con gli altri prende forma, prova persino amore, e inizia a compiere azioni che lo soddisfano e lo rendono, in qualche modo, felice. Una lezione semplice semplice su come agiscono le emozioni ce la offre pure Inside Out che il suo stesso regista, il premio Oscar Pete Docter, ha definito “una versione pop delle teorie di Jung”: nel film d’animazione, peraltro campione di incassi, Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura prendono sembianze umane e agiscono e interagiscono nella testa di una ragazzina di 11 anni aiutandola a capire se stessa e il mondo.

Le emozioni sono importanti e il non riuscire ad esprimerle, per paura, vergogna o semplice inconsapevolezza della loro esistenza, ci rende inevitabilmente infelici, ci lascia indietro, non ci permette di realizzarci nella nostra sfera personale così come in quella professionale, ci impedisce di sentirci parte di un gruppo e di superare le difficoltà. Efficace può rivelarsi in questi casi l’incontro con un counsellor esperto che non ci dica che cosa dobbiamo sentire e fare, ma ci aiuti ad aiutarci, ci dia cioè una mano a capirci e, in alcuni casi, a scoprirci, per poterci riprendere le nostre emozioni e conquistare il coraggio di renderle parte della nostra vita.

 

 

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